Abbandoniamo il mood festivo,
anche se devo ammettere che la prima newsletter dellβanno rischiava di finire nella calza della Befana.
Lβimportante perΓ² Γ¨ che non finisca nella vostra cartella spamβ¦
Parliamo di cose serie.
Nel 2024 le maison hanno visto avvicendarsi nuovi volti al timone creativo, in quella che sembra una vera e propria rivoluzione.
Ma cosa cβΓ¨ dietro questo continuo cambio di direzione? Una crisi? Un bisogno di rinnovarsi? Oppure, semplicemente, Γ¨ il momento di una grande disruption creativa necessaria per evolvere?
Il valzer delle direzioni creative non ha risparmiato veramente nessuno.
Tra i cambiamenti piΓΉ significativi del 2024 c'Γ¨ l'arrivo di Matthieu Blazy da Chanel. Dopo il successo travolgente alla guida di Bottega Veneta, lo vedremo debuttare alla guida della maison che da anni tenta di bilanciare tradizione e innovazione.
E Bottega Veneta, quindi? Louise Trotter, approda alla guida del brand dopo la sua esperienza da Carven.Un cambio di rotta che promette di portare nuove idee senza tradire lβidentitΓ del marchio.
Un altro nome che ha segnato il 2024 Γ¨ Alessandro Michele, ora alla guida creativa di Valentino. Dopo aver lasciato Gucci, ha portato la sua visione eccentrica e poetica in una maison altrettanto iconica.
(E ancora Sarah Burton da Givenchy; Haider Ackermann da Tom Ford; Julian Klausner da Dries Van Noten; Moschino ha reso Adrian Appiolaza il successore di Davide Renne e Michael Rider ha preso in mano lβereditΓ di Heidi Slimane da Celine)
Questo post di su Instagram ci aiuta ad avere una panoramica completa dei movimenti delle direzioni creative di tutte le principali maison.
A fine il 2024 perΓ² abbiamo assistito allβaddio piΓΉ eclatante.
John Galliano saluta commosso Maison Margiela dopo dieci anni di attivitΓ e lo fa con una lettera che ci ha fatto scendere una lacrimuccia.
«Per quanto riguarda le indiscrezioni sul futuro⦠tutti vogliono sapere e tutti vogliono sognare. Quando verrà il tempo, tutto sarà rivelato. Per ora, voglio prendermi un momento per esprimere la mia profonda gratitudine»
Ma questi cambiamenti sono davvero dettati dal desiderio di innovazione e creativitΓ , o sono solo il risultato di logiche finanziarie e pressioni di mercato?
Come evidenzia un articolo di Artribune che ho letto di recente, la crisi creativa del settore Γ¨ profondamente legata agli obiettivi economici dei grandi conglomerati.
Lβidea di avere un direttore artistico invece che creativo Γ¨ emblematica: si tratta di mettere insieme ciΓ² che arriva dai vari dipartimenti, come il marketing, piuttosto che proporre una visione unica e innovativa.
Non ci meravigliamo quindi se le collezioni sono sempre piΓΉ piatte e che ci sia un ritorno al semplice e βsenza rischiβ.
Ma davvero dobbiamo accettare che la moda sia solo 'arte del vendere' e non piΓΉ un modo per esprimere cultura e personalitΓ ?
DovβΓ¨ finita quella moda che sapeva sorprendere, sfidare, rompere le regole? Noi nati nel ventunesimo secolo riusciremo mai a vivere quellβesperienza di moda strabiliante e autentica o continueremo a vivere la nostalgia degli anni 90?
Oggi anche ciΓ² che sembra rivoluzionario Γ¨ spesso solo una versione aggiornata di qualcosa di giΓ visto e che viene declinato secondo il trend del momento.
In chiave sociologica, potremmo paragonare questo momento a quello che Walter Benjamin descriveva come perdita dellβaura.
LβunicitΓ e lβautenticitΓ svaniscono a favore delle logiche del mercato. Γ tutto appiattito su una semplicitΓ che, paradossalmente, risulta piΓΉ calcolata che spontanea.
CβΓ¨ forse bisogno di una βdistruptionβ per ribaltare del sistema e restituire alla moda il suo ruolo di forza creativa e sociale?
Nella moda grandi rivoluzioni, come il punk negli anni β70, hanno funzionato come momenti di disruption, sfidando le norme estetiche, sociali e commerciali.
Forse, il prossimo grande cambiamento nascerΓ proprio dall'insoddisfazione dei consumatori? Dalla loro voglia di qualcosa che torni a emozionare e a rompere gli schemi?
Ma se fossimo parte del problema anche noi consumatori?
Siamo creatori di contenuti, curiamo il nostro stile ed Γ¨ sempre piΓΉ semplice diventare micro-influencer.
Ma se questa fosse solo un'illusione di partecipazione?
PiΓΉ che in un'autentica capacitΓ di dettare nuove direzioni, viriamo verso un consumo costante di tendenze giΓ preconfezionate.
In passato il vero terreno fertile per le disruption erano le sottoculture: punk, grunge, hip-hop ecc... Ognuna nasceva da gruppi ben definiti e in opposizione alle logiche dominanti. Oggi, perΓ², le sottoculture sembrano essere state assorbite dal sistema della moda stessa, che le scompone, le mercifica e le ripropone in modo accessibile e innocuo.
Di conseguenza, non ci sono piΓΉ spazi di rottura netta o di opposizione culturale da cui possa emergere una nuova rivoluzione.
Ma allora da chi dovrebbe arrivare questa disruption? Forse proprio da una presa di consapevolezza da parte nostra. Non piΓΉ 'attivi' nel seguire le tendenze, ma capaci di sviluppare un pensiero critico.
Questo richiederebbe perΓ² una ridefinizione dei valori. Innanzitutto smettere di cercare novitΓ superficiali e iniziare a chiedere significati piΓΉ profondi. La vera disruption potrebbe arrivare quindi da un nuovo modo di vedere la moda, che metta al centro autenticitΓ , durata e una relazione piΓΉ intima con il proprio stile personale.
Diciamocelo, una disruption guidata da consumatori critici e consapevoli oggi Γ¨ complessa.
La vera domanda è : il sistema, così com'è oggi, lascerà spazio per un cambiamento concreto? O sarà necessario un collasso per ricostruire qualcosa di nuovo?
Ma non voglio essere troppo cinica.
Del resto, ogni crisi Γ¨ anche unβopportunitΓ , no?
E tu, cosa ne pensi?
Alla prossima!β¨
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